martedì 18 novembre 2014

Odia il prossimo tuo

Il conflitto va in Rete, toh non è un caso...


Difficile commentare quanto sta accadendo nel mondo senza cadere nella retorica o nell'ovvio, tuttavia è già da tempo che desideravo dire qualcosa sui temi della violenza in Rete. La molla è saltata questa mattina quando ho letto la notizia dell'Ansa sul furto dell'account twitter del Ku Klux Klan attuato da Anonymous.
Scopo del furto, contrastare le minacce del Klan nei confronti dei manifestanti di Ferguson.
Lo scontro sociale si sposta sul web o forse è meglio dire che si è già spostato da tempo sulla Rete. Dal reale al virtuale, la guerra di religione, il razzismo, i movimenti di piazza sembrano non poter più esistere senza il loro "doppio digitale". L'incredibile velocità di diffusione e la viralizzazione dei contenuti sono ormai strumenti irrinunciabili specialmente per chi vive della visibilità e della "presa" che alcuni temi hanno sull'opinione pubblica: la paura, l'odio, il rancore. In questo caso tuttavia, Anonymous applica una sorta di "giustizia digitale" rendendo pan per focaccia ai signori del KKK al grido di "via il cappuccio!".Ho assistito non molto tempo fa ad una trasmissione televisiva nel corso della quale conduttore e ospiti si meravigliavano dell'abilità e della conoscenza della tecnologia mostrata dagli appartenenti all'Isis.
Sono ormai una triste e risaputa realtà il reclutamento di nuove leve sui social network ed i video propagandistici, oltre ai video delle decapitazioni (che mi rifiuto di vedere).
Non capisco cosa ci sia da stupirsi, questi signori della morte vivono nel deserto ma non sono scemi (purtroppo).
I social media mostrano in questi casi il rovescio della medaglia, la psicologia del terrore cavalca a meraviglia questi nuovi potenti mezzi sfruttando le stesse meravigliose opportunità offerte dalla diffusione pervasiva dei nuovi device (smartphone, tablet, pc...).
Bene e male si fronteggiano sul web, così come nella vita reale.

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