martedì 18 novembre 2014

Odia il prossimo tuo

Il conflitto va in Rete, toh non è un caso...


Difficile commentare quanto sta accadendo nel mondo senza cadere nella retorica o nell'ovvio, tuttavia è già da tempo che desideravo dire qualcosa sui temi della violenza in Rete. La molla è saltata questa mattina quando ho letto la notizia dell'Ansa sul furto dell'account twitter del Ku Klux Klan attuato da Anonymous.
Scopo del furto, contrastare le minacce del Klan nei confronti dei manifestanti di Ferguson.
Lo scontro sociale si sposta sul web o forse è meglio dire che si è già spostato da tempo sulla Rete. Dal reale al virtuale, la guerra di religione, il razzismo, i movimenti di piazza sembrano non poter più esistere senza il loro "doppio digitale". L'incredibile velocità di diffusione e la viralizzazione dei contenuti sono ormai strumenti irrinunciabili specialmente per chi vive della visibilità e della "presa" che alcuni temi hanno sull'opinione pubblica: la paura, l'odio, il rancore. In questo caso tuttavia, Anonymous applica una sorta di "giustizia digitale" rendendo pan per focaccia ai signori del KKK al grido di "via il cappuccio!".Ho assistito non molto tempo fa ad una trasmissione televisiva nel corso della quale conduttore e ospiti si meravigliavano dell'abilità e della conoscenza della tecnologia mostrata dagli appartenenti all'Isis.
Sono ormai una triste e risaputa realtà il reclutamento di nuove leve sui social network ed i video propagandistici, oltre ai video delle decapitazioni (che mi rifiuto di vedere).
Non capisco cosa ci sia da stupirsi, questi signori della morte vivono nel deserto ma non sono scemi (purtroppo).
I social media mostrano in questi casi il rovescio della medaglia, la psicologia del terrore cavalca a meraviglia questi nuovi potenti mezzi sfruttando le stesse meravigliose opportunità offerte dalla diffusione pervasiva dei nuovi device (smartphone, tablet, pc...).
Bene e male si fronteggiano sul web, così come nella vita reale.

sabato 15 novembre 2014

Non è Matrix

E' solo il Web 3.0, così come lo vede Rudy Bandiera

L'edizione 2014 di Glocal News ha portato a Varese l'evangelist dell'Internet delle cose, del mondo digitale, delle digital pr, colui il quale è riuscito a farsi regalare una Smart facendo leva sulla sua web reputation. Ma non è uno di quei personaggi inarrivabili, anzi. E' una di quelle persone che, nonostante il successo, amano condividere con gli altri quanto hanno appreso, i segreti del mestiere. E non per niente il motto del suo blog è "condividi et impera", come dire: un nome, una promessa. Nel corso del suo speech, reso ancor più accattivante dall'inconfondibile inflessione romagnola, ha snocciolato dati e fatti che, seppure sotto gli occhi di tutti, non finiscono mai di stupire: il livello raggiunto dalla tecnologia, la pervasività sempre più capillare nelle nostre vite dei nuovi device ma, soprattutto, gli scenari futuri. Una sintesi del suo libro "Rischi e opportunità del Web 3.0" insomma. Ecco l'intervista semiseria che mi ha rilasciato al termine della miniconferenza che si è svolta in Camera di Commercio a Varese.
Be Digital, Be Social, Be Smart

lunedì 27 ottobre 2014

God Save the Queen

Dio salvi la regina... e anche il suo Twitter account
Non ha fatto nemmeno  in tempo a godersi il momento di popolarità innescato dal suo primo tweet, che subito i troll si sono gettati all'attacco. Povera Regina Elisabetta, strenuo bastione di fermezza e non-trasparenza di Buckingham Palace, l'esordio sui social network non avrebbe potuto essere più burrascoso.
Una sorta di battesimo del fuoco, insomma, per la lady d'acciaio che all'alba dei suoi inossidabili 88 anni si è aperta alla modernità ma ahimè ha subito avuto modo di tastare il polso dei malumori che serpeggiano tra i suoi sudditi.
Il suo saluto lanciato via tweet all'apertura della mostra "Age of Information" allo Science Museum di Londra il 24 ottobre scorso è infatti subito rimbalzato sui social ed ha generato un'ascesa vertiginosa dei retweet e dei follower dell'account ufficiale @britishmonarchy. Ma quasi in contemporanea, a rispondere al tweet regale elegantemente firmato Elizabeth R. si sono prontamente fiondati un certo numero di troll riempiendo la sovrana di insulti e di auguri poco edificanti.
Pare siano tutti secessionisti scozzesi o simpatizzanti tali ma, anche se si trattasse di "contestatori delle cucine" (ricordate l'impareggiabile Robin Williams in Mrs. Doubtfire?) resta il fatto che la popolarità di Casa Windsor sta attraversando l'ennesimo momento difficile.
Ed ecco dimostrata ancora una volta, se necessario, la democrazia del Web. Certamente discutibile e vile l'attacco dei troll ma, tutto sommato, un segnale che i reali potrebbero cogliere per comprendere meglio le esigenze e le richieste dei loro sudditi. Ma un regno che ancora annovera quindici reami del Commonwealth, oltre al Regno Unito, riuscirà a reggere la sfida dei social network ed a cavalcarla?
To be continued...

giovedì 9 ottobre 2014

Pane e Internet, parola di Mark

Il viaggio in India del fondatore di Facebook

Non era sulle tracce dei Beatles per ricalcare il loro viaggio mistico tra meditazioni trascendentali e maestri yogi. No, Mark Zuckerberg era lì in occasione del primo Internet.org Summit organizzato dalla società di Palo Alto. Nuova Delhi, India, il Paese che ha lanciato il trend di sfregiare il viso delle donne con l'acido. Sempre quel Paese che detiene i nostri marò infischiandosene delle Leggi internazionali e del fatto che se esiste la pirateria, in qualche modo ci si dovrà pur difendere e certo non usando le cerbottane e le palline di carta. E sì, nutro una certa avversione nei confronti di quella terra che in gioventù avrei voluto tanto visitare. Il suo fascino era quasi irresistibile. Ma oggi? Oggi è il luogo dove si stuprano le ragazzine e poi si impiccano a un albero.
Ma è anche un mercato immenso, con oltre 100 milioni di sottoscrittori è il secondo mercato per il social network, preceduto soltanto dagli Usa. E' naturale che il fondatore di Facebook dichiari che "l'accesso ad Internet è un diritto umano", business is business. Ma a cosa serve dotare di connessione e pc un popolo che vive in una sorta di oscurantismo medievale? Quello che occorre, prima di tutto, è un'evoluzione culturale, un'apertura verso una forma più civile di convivenza e di rispetto. Se la miss di un concorso di bellezza viene minacciata di morte, il nostro Mark cosa pensa che succederà alla ragazzina che "posta" le sue foto sui social network?

giovedì 2 ottobre 2014

Artigiani Digitali in fiera

Al via la Maker Faire, evento di chiusura dell'Innovation Week



Dal 3 al 5 ottobre a Roma si svolge la seconda edizione dell'evento dedicato all'innovazione e al mondo degli innovatori del terzo millennio, promosso dalla Camera di Commercio della Capitale e organizzato dalla sua azienda speciale Asset Camera. Nel corso della tre giorni, che quest'anno sarà di casa all’Auditorium Parco della Musica ideato da Renzo Piano, che si trasformerà per l’occasione in un vero e proprio ”villaggio dell’Innovazione” di 70.000 mq, sarà possibile vedere i progetti a cui stanno lavorando i makers e condividere il loro sapere tecnologico e artigiano.
Il programma di quest’anno è cresciuto molto: la Maker Faire sarà l’evento di chiusura dell’ “Innovation Week”, una sette giorni di dibattiti, incontri e forum dedicati alle nuove frontiere della rivoluzione digitale.
Se non avete la possibilità di partecipare, è possibile collegarsi e seguire gli eventi principali grazie alla diretta streaming qui.

venerdì 19 settembre 2014

Mamma li turchi!

Si chiama Alibaba, ma in realtà è un "pericolo giallo" quello che minaccia i colossi americani dell'e.commerce eBay e Amazon

Jack Ma - courtesy of:  http://dealbook.nytimes.com/2012/05/20/yahoo-will-sell-a-stake-in-alibaba/?_php=true&_type=blogs&_r=0
Alibaba Group, il colosso cinese che possiede Alibaba.com, piazza mercato online per le piccole imprese, Taobao, l'eBay cinese, Alipay, il servizio di pagamento on line simile a Paypal e TMall, piattaforma dedicata a marchi e rivenditori, è sbarcata a Wall Street e l'ha letteralmente sbaragliata aggiudicandosi il prezzo di apertura più alto della storia americana. Un gigante con trecento milioni di utenti attivi che nel 2013 hanno generato transazioni per un valore di quasi 250 miliardi di dollari. Un competitor temibile per eBay e Amazon, anche se occorre ricordare che il mercato cinese ha dimensioni immense ed i grandi numeri ne sono una logica conseguenza. Tutto questo senza voler sminuire il gigante dell'e.commerce, nato da un'idea di Jack Ma, l'insegnante che ha costruito la propria fortuna scommettendo sul futuro di Internet e sulle sue potenzialità. Il colosso prosegue la sua marcia di conquista del mondo digitale, ha infatti acquistato una quota di Weibo, il twitter cinese. Il "pericolo giallo" che nel nostro Paese ha messo in crisi i negozi di abbigliamento e che sta conquistando il settore della ristorazione, invadendo anche quelle che erano nicchie di eccellenza italiane come i ristoranti tipici, le pizzerie, le vinerie, dilaga anche nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Di sicuro, Bezos e Cook avranno qualcosa cui pensare nei prossimi anni.

giovedì 18 settembre 2014

Mi avevi già convinto al "ciao"



“RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL WEB 3.0 E DELLE TECNOLOGIE CHE LO COMPONGONO”

Ritorno al futuro. Scenari, orizzonti, predizioni…
È iniziata così questa recensione, quasi per scherzo, con un tweet nel quale mi chiedeva di fargli sapere cosa ne pensavo del suo libro. Rudy Bandiera, difficile definirlo: leggenda del web? Evangelist? Sicuramente una di quelle figure professionali che dieci anni fa neanche te le sognavi. Eppure eccolo qui, Smart Italia gli ha regalato una vettura rispondendo a una sua digital boutade divenuta virale con l’hashtag #unamacchinaperRudy. “Niente male - ho pensato apprendendo la notizia - guarda fino a che punto i social media ed il personal branding sono arrivati nel giro di un tempo infinitamente breve rispetto a quello del marketing tradizionale”. Chissà fino a quali livelli la visibilità conquistata sul web dilagherà nel mondo reale, forse fino a integrare vita reale e vita virtuale in profondità, creando una sorta di “nuovo mondo”. Chissà.

Ma ecco, il libro. L’ho acquistato dopo aver gioiosamente usufruito della prima trentina di pagine scaricate gratuitamente - la famosa gratuità del web. Dopo le prime dieci righe gli ho twittato mi avevi già convinto al ciao, ricordando la battuta che Renée Zellweger dice a Tom Cruise in Jerry Maguire. Per similitudine. Quelle poche righe mi erano piaciute, mi avevano già convinto. Il libro l’ho subito acquistato. La lettura è stata gradevole, facile, lo stile di Rudy è al contempo brioso, accattivante, coinvolgente sebbene tratti argomenti di non facile comprensione. Almeno non per me, che appartengo a quella categoria che lo stesso Rudy Bandiera nel libro definisce “ibridi tecno-analogici”, vale a dire quelli che Internet, la rete globale e le nuove tecnologie della comunicazione se le sono ritrovate tra capo e collo. È stato un po’ come passare dall’Età della Pietra a quella dei motori a scoppio nell’arco di due giorni. E sì, devo ammettere che anche se molti potrebbero definirmi come una sorta di fossile del Mesozoico, essere stata protagonista dello switch che dalla preistoria ci ha proiettato nell’era di Internet è stata l’avventura più spettacolare della mia vita. E sì, mi dà soddisfazione poter affermare “Io c’ero”.

Ma ecco, parliamo del libro. Il futuro sarà digitale e connesso, parola di Rudy Bandiera. E il nuovo marketing sarà experience-oriented, l’azienda che saprà dare al cliente finale la sua “dose” di esperienza, intesa come sperimentazione di sensazioni, emozioni, sentimenti, avrà in mano il pallino delle nostre vite. O forse no, forse il futuro sarà così interconnesso e così tagliato su misura sui nostri desideri che vivremo in una sorta di nirvana, con l’orologio che al mattino al nostro risveglio ci dirà come stiamo, se abbiamo bisogno di un caffè corroborante o di una salutare spremuta di arancia e che attiverà a distanza la macchinetta del caffè o lo spremiagrumi. Nel frattempo si preoccuperà di fare un check al motore della macchina, ci segnalerà se dovremo fermarci al distributore per fare benzina e, verificato lo stato del traffico, ci indicherà il percorso più veloce per raggiungere l’ufficio. Oppure no, saremo così interconnessi che non dovremo nemmeno più recarci in ufficio, lavoreremo direttamente da casa utilizzando device intelligenti con i quali potremo attingere e scambiare attraverso il Cloud informazioni, documenti, file di testo, immagini, video e suoni. Forse avremo anche la possibilità di interagire e di creare ologrammi che ci daranno l’illusione della realtà aumentata, e realizzare oggetti grazie alle stampanti 3D.

Mi fermo qui, credo di aver dato un’idea sufficientemente allettante della fatica letteraria del “giornalista e consulente web, esperto di relazioni umane cyborg”, che ha il pregio di aver fatto quello che molti di noi -internauti per professione - vorrebbero fare da sempre ma che da sempre non ne trovano mai il tempo - o la volontà -: prendere tutti i brandelli di informazione, le news frammentate, i fili sospesi, tutti i bit vaganti nel nostro ecosistema digitale e metterli in relazione, trovare assonanze e connessioni, trarne induzioni e deduzioni, disegnare lo stato dell’arte sul quale costruire ed espandere il futuro, ramificarlo, ampliarlo e farlo germogliare traendo linfa da intuizioni creative e visionarie. Confortato e supportato dalle intuizioni di altrettanti visionari, persone preparate e competenti nei diversificati campi che le nuove tecnologie hanno disegnato e forgiato. Sono parte integrante del libro infatti i contributi di professionisti del web e delle tecnologie ad esso connesse che, citando Rudy Bandiera "hanno aderito al progetto in amicizia, consapevoli che la conoscenza di queste nuove tecnologie può essere un bene per tutti". Ed anche questo, a mio avviso, segna un punto a favore di Rudy Bandiera: nel mondo dei social network e della Rete, del protagonismo sfrenato, ha saputo e forse voluto fare un passo indietro, lasciare spazio anche ad altre guest-star per offrire lo scorcio di futuro più completo, omnicomprensivo, sconvolgente, inquietante, entusiasmante, eccitante, infiammante, travolgente che io abbia mai potuto intravedere. Ma io sono una social media addicted, ho una dipendenza dalle nuove tecnologie, non faccio testo.

martedì 8 aprile 2014

Every girl digital



UNA PAGINA FACEBOOK PER CONDIVIDERE STORIE DI DONNE CHE  SI SONO AFFERMATE CON LA TECNOLOGIA


Lo scorso mese di marzo la Camera ha bocciato le quote rosa, il meccanismo che alle prossime elezioni avrebbe potuto garantire un’adeguata presenza femminile nel Parlamento italiano. Alcune rappresentanti del sesso femminile hanno visto nell’emendamento, sottoscritto in modo trasversale da molte parlamentari di tutti gli schieramenti, un tentativo di far divenire le donne una sorta di “specie protetta”. Altre invece, constatano tristemente l’arretratezza culturale del nostro Paese che viene ben rappresentata anche sui banchi di Montecitorio ma non solo. In effetti, io credo che nonostante le battaglie del movimento femminista negli anni ‘60 e le grandi conquiste delle donne da allora fino ad oggi, ci troviamo ancora a confrontarci con una sorta di discriminazione verso il sesso femminile.
E dato che in questa rubrica si parla soprattutto di social network e di tutto quanto ruota intorno ai nuovi potenti strumenti di comunicazione che sono nati e si sono così prepotentemente affermati grazie alla Rete, ecco il nocciolo della questione: le donne sono in minoranza anche in questo innovativo e promettente settore.
E tutto questo accade certamente non perché manchino di competenze e attestati accademici, oltre che delle capacità per colmare questa sorta di digital divide nei confronti dell’altra metà del cielo, quella maschile per intenderci. No, i motivi devono essere altri e occorre superare velocemente questo gap, almeno per quella parte di donne che desiderano conquistarsi un posto di rilievo nel settore del digitale e delle Tic (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) seguendo l’esempio delle poche “pioniere” che hanno fiutato il business ed ora si trovano a cavalcare l’onda… informatica.
Neelie Kroes www.inspiringfifty.com
È di marzo infatti una dichiarazione di Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea, che afferma: «La tecnologia è troppo importante per essere lasciata solo agli uomini! Ogni settimana incontro donne eccezionali nel campo della tecnologia. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione non sono più per pochi smanettoni. Sono fantastiche e sono il nostro futuro! Solo il 9% di donne tra gli sviluppatori di app? Ma andiamo! Provate a sviluppare un'app e scoprirete che può essere uno spasso!».
Insomma, l’economia digitale e il settore delle app in Europa sono in piena espansione, ma dove sono le donne? Anche qui purtroppo la presenza femminile è quasi inesistente se si considerano i dati snocciolati dalla stessa Commissione europea: in tutto il territorio dell’Unione solo 9 sviluppatori su 100 sono donne, solo il 19% dei manager nel settore delle Ticd è di sesso femminile (dato avvilente se paragonato al 45% registrato in altri settori dei servizi). Inoltre, solo il 19% degli imprenditori nel settore delle Tic è di sesso femminile (contro il 54% in altri settori dei servizi), mentre per quanto concerne la forza lavoro in questo settore le donne non arrivano alla soglia del 30%.
Forse il gentil sesso ritiene il settore delle Tic più adeguato alla mentalità maschile, pragmatica e portata al calcolo matematico e alla tecnologia? A parte il fatto che conosco ingegneri, architetti, informatici di sesso femminile in grado di fare pelo e contropelo a qualsiasi collega di genere maschile, il settore in realtà offre possibilità di occupazione in diversi ambiti che non sono rigorosamente collegati con la tecnologia in senso stretto.
E se il numero di donne laureate in informatica è in calo (3% di donne rispetto al 10% di uomini), nondimeno Neelie Kroes lancia la sua sfida: «Vogliamo fornire una piattaforma dove le donne possano condividere le proprie esperienze e raccontare come si sono affermate con la tecnologia. I casi di donne che hanno avuto successo sono tanti. Raccontateci la vostra storia e aiutateci a ispirare la prossima generazione!».
Per aderire alla campagna occorre realizzare un video raccontando la propria storia sulla vita nel settore digitale e caricarlo sulla pagina Facebook "Every Girl Digital".
La Commissione europea ha infatti lanciato questa campagna per trovare e celebrare modelli che incoraggino le giovani donne e le ragazze a intraprendere lo studio e a perseguire una carriera nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Naturalmente l’invito è esteso anche agli uomini, poiché l’obiettivo è condividere il maggior numero possibile di casi di successo nell'economia digitale, così da ispirare altre donne e ragazze e spingerle a considerare una carriera nel campo della tecnologia.
Le donne hanno grandi potenzialità per riuscire in questo campo, come testimoniano le donne ispiratrici che hanno dato il via alla campagna: Monique Morrow, @mjmorrow, in Svizzera, non avrebbe mai pensato di intraprendere una carriera nel settore It (Information technology). A portarla su questa strada è stata la sua capacità di risolvere i problemi. Grazie all'informatica ha girato il mondo, conosciuto diversi settori e fatto molte esperienze interessanti. È una vita che le piace e la trova divertente.
Lindsey Nefesh-Clarke, @WomensW4, in Francia, lavora nel settore delle Tic e si occupa di sviluppo. Le Tic hanno per lei il potere di trasformare il mondo, favorendo l'emancipazione femminile. L'ingresso del Bangladesh nell'era digitale l'ha portata dove si trova adesso. Il suo consiglio per le ragazze? «Cosa aspettate? Provate per credere!».
Sofia Svanteson, @sofiasvanteson, in Svezia, consiglia alle giovani donne che desiderano intraprendere una carriera nel comparto tecnologico di aprirsi alle potenzialità offerte dalla tecnologia. Secondo lei, i progressi in questo campo non possono essere fini a se stessi; solo qualcosa di intuitivo e che abbia un senso può cambiare in meglio la vita delle persone. Sofia ritiene straordinario poter far parte di questo processo.
Altre donne si sono raccontate: Eva Berneke (Danimarca), Anneke Burger (Paesi Bassi) e Naomi Shah (Stati Uniti). Cliccando questo link http://inspiringfifty.com/ o meglio qui http://inspiringfifty.com/50-inspiring-women-list-2013-nl-2/ potrete scoprire storie illuminanti.

Be Social, be digital, be smart.


Fonti: Ufficio Stampa Commissione Europea

martedì 1 aprile 2014

Tablet delle mie brame

QUAL E' IL PIU' USEFUL DEL REAME?

courtesy of Apple.com
Sembrerebbe in arrivo il nuovo Ipad Pro che avrà uno schermo da 12,9 pollici mentre, è notizia di oggi, su App Store è disponibile (finalmente) Microsoft Office per Ipad. La lieta novella ha subito attirato la mia attenzione perché, confesso, ho litigato parecchio con il mio tablet proprio per i limiti che ora sembrerebbero superati o in procinto di esserlo: schermo piccolo, software inesistente o quasi. Il problema non era da poco tanto che, ammetto, a un certo punto mi ero rassegnata ed ero arrivata alla conclusione che, sì, il tablet è il concentrato di una fantastica tecnologia ma poco utilizzabile per chi, come me, ha necessità di scrivere testi anche piuttosto lunghi magari alle conferenze stampa o durante un'intervista. Non parliamo poi della necessità di scaricare allegati dalle e.mail, nove volte su dieci non si riesce perché non è stato installato il software e chi ha tempo di andarselo a cercare e acquistare?
courtesy of sxc.hu
Spesso ho risolto scrivendo appunti e interviste in una nuova mail ed inviandola alla mia casella di posta elettronica ma non vi dico con quale difficoltà. Ho dita abbastanza affusolate ma scrivere con quelle mini tastiere a video è praticamente impossibile, si deve ricorrere al correttore automatico continuamente e nel frattempo si perde un pezzo di conversazione. Sì certo, ci sono anche le mini tastiere da agganciare ma lo schermo rimane piccolo mentre il peso diventa grande per essere trasportato in una borsetta. Too coquettish?

Quando l’azzardo non è più un gioco

NASCE A VARESE MA DEBUTTA A FIUGGI L’E.BOOK SUL GIOCO PATOLOGICO


“Giochi pericolosi: quando la scommessa diventa la tua vita. Azzardo e lavoro: binomio sostenibile?” questo il titolo del volume a cura di Vera Stigliano, presidente dell’Ordine Consulenti del Lavoro di Varese, e Daniela Capitanucci, presidente onorario And - Azzardo e nuove dipendenze di Gallarate (Va) presentato al Festival del Lavoro (Fiuggi, 20-22 giugno 2013)

“Il lavoro al centro dello sviluppo”. Questo il titolo della 3 giorni nell’ambito della quale a Fiuggi è stato presentato il volume “Giochi pericolosi: quando la scommessa diventa la tua vita. Azzardo e lavoro: un binomio sostenibile?”.
È essenziale che il lavoro, e non l’azzardo, si ponga al centro delle politiche economiche italiane, ancor più in un momento di crisi e recessione come quello attuale. Invece, dimenticando il cardine fondante della nostra costituzione, l’Italia in questo ultimo decennio parrebbe essersi trasformata da Repubblica fondata sul lavoro a Repubblica fondata sull’azzardo.
Ecco allora che dal sodalizio tra le due curatrici, l’una consulente del lavoro e presidente dell’Ordine provinciale di Varese e l’altra psicologa esperta in materia di gioco d’azzardo e fondatrice di And - Azzardo e Nuove Dipendenze (associazione di solidarietà familiare che dal 2003 accoglie le storie drammatiche di chi ha sperimentato lo stravolgimento della propria vita a causa dell’azzardo), nasce il percorso che ha dato origine al volume: a partire dalla provocazione lanciata (e raccolta) al mondo delle professioni e alla società civile, nel libro viene sviscerato l’intreccio tra mondo del lavoro e patologia da gioco d’’azzardo.
L’analisi condotta da Stigliano e Capitanucci mette in luce quanto il dramma della dipendenza da gioco d’azzardo (sebbene spesso venga vissuto in solitudine e vergogna dalle persone colpite) si configuri invece come un fenomeno tutt’altro che privato, col rischio di trasformarsi in una emergenza sociale allorché, come analizzano le curatrici, il fenomeno del gioco d’azzardo patologico si mostra essere tutt’altro che ininfluente sul mondo del lavoro. Perché se è vero che oggi in Italia anche l’azzardo è un’industria fiorente con un fatturato che nell’anno 2012 ha sfiorato i 90 miliardi di euro, è anche vero che il business dell’azzardo ha anche dei costi che se si abbattono sulla collettività e diventano rilevanti allorché vanno ad interferire con altri ambiti, quale ad esempio quello lavorativo, per ciò stesso andrebbero contabilizzati.
Il volume rappresenta il documento finale, la testimonianza tangibile, messa a disposizione della collettività, di quanto emerso nel convegno in due moduli “Gioco d’azzardo patologico: causa ed effetti sul nostro territorio” organizzato a Varese dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Varese, dall’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro e da And-azzardo nuove dipendenze tra ottobre e dicembre 2012. L’evento ha visto il coinvolgimento eccezionale di ben una decina tra Ordini e Collegi professionali del territorio ma non solo, anche il Consiglio notarile di Milano ha aderito all’iniziativa riconoscendone il valore.
Questo il link per acquistare l’e.book “Giochi pericolosi: quando la scommessa diventa la tua vita. Azzardo e lavoro: un binomio sostenibile?” http://ecommerce.consulentidellavoro.it/index.php?id_product=51&controller=product